Comunicazione e Istituzioni: due ambiti per pensare la fratellanza umana
La fratellanza capovolge la logica integralista del conflitto che non riconosce fratelli, ma solo apostati o martiri. La fratellanza, infatti, è ciò che consente agli eguali di essere persone diverse. L’odio elimina il diverso. La fratellanza salva il tempo della politica, della mediazione, del compromesso, dell’incontro, della costruzione della società civile, della cura. Il fondamentalismo lo annulla in un videogame.
Il riconoscimento della fratellanza cambia la prospettiva, la capovolge e diventa un forte messaggio dal valore anche politico: tutti siamo fratelli, e quindi tutti siamo cittadini con uguali diritti e doveri, sotto la cui ombra tutti godono della giustizia. E del tempo che ci è dato di vivere.
Riflettere sulla comunicazione ci aiuta a capire meglio. Per Francesco l’immagine del comunicatore è stata da sempre quella del «buon samaritano», come ci ha detto il cardinale Bassetti all’inizio di questo incontro ricordando il Messaggio di Francesco del 2014.
In realtà l’immagine fu usata per la prima volta dal Papa quando parlò al Terzo Congresso dei comunicatori cattolici a Buenos Aires, il 10 ottobre 2002. Allora l’arcivescovo di Buenos Aires disse: «Oggi la professione di comunicatori e la tecnologia dei mezzi di comunicazione sociali permettono di arrivare molto lontano e molto in profondità nel cuore umano, dove prendono forma le decisioni importanti». Comunicazione e decisione sono strettamente legate.
Per Bergoglio comunicare significa «toccare» l’altro in profondità, «fisicamente». E tra l’altro questo tocco è terapeutico. Comunicare si fonda sul riconoscimento di una prossimità radicale che costruisce la società. La comunicazione costruisce la società. Questo è il punto. Su questo dobbiamo riflettere.
Il problema della disinformazione o delle fake news, ad esempio, distorce non solo la comprensione della realtà e dei fatti, ma direttamente anche le nostre relazioni. Cambia il modo di essere società: «distorce» con il «discredito» La «torce» e la torce male, come una storta. Il Papa aveva affermato nel 2016 che «anche in rete si costruisce una vera cittadinanza».
Questo, dunque, mi sembra un primo punto decisivo: pensare la comunicazione in vista della costruzione della società, della coesione sociale.
Un secondo punto riguarda la fraternità e le istituzioni. Siamo viandanti fatti della stessa carne umana, dice Francesco, ma la descrizione che ci offre nell’Enciclica Fratelli tutti è quella di un mondo fratturato e frammentato. I nazionalismi riaffiorano, il senso sociale pare smarrito, e il bene comune sembra essere il meno comune dei beni. Persino la globalizzazione e l’apertura al mondo celano interessi economici e finanziari e non desiderio di fratellanza (cfr. Fratelli tutti n. 12).
Oggi l’economia e la finanza in maniera transnazionale tendono a predominare sulla politica. «Non si può giustificare un’economia senza politica, che sarebbe incapace di propiziare un’altra logica in grado di governare i vari aspetti della crisi attuale», scrive Francesco. La fraternità spezza la logica che fa di una persona un consumatore o uno spettatore manovrato da algoritmi. Francesco «ci invita a far risorgere la nostra vocazione di cittadini del nostro Paese e del mondo intero, costruttori di un nuovo legame sociale» (Fratelli tutti n. 66). Le Istituzioni sono a servizio dei legami sociali: questo è il punto.
Se tutti siamo fratelli, tutti siamo cittadini con uguali diritti e doveri. Parlare allora di «cittadinanza» allontana l’idea di «minoranza», che porta con sé i semi del tribalismo e dell’ostilità, e che vede nel volto dell’altro la maschera del nemico. La cittadinanza è uno dei temi di questa Enciclica.
Ma la vera qualità di un Paese si misura anche valutando la capacità di pensare non solo come Paese, ma anche come famiglia umana, specialmente nei periodi critici. Anche per questo Francesco si sofferma sulle istituzioni internazionali. È indispensabile il ruolo di organizzazioni mondiali autorevoli per assicurare il bene comune a livello globale. Il Papa, in particolare, scrive che l’ONU ha come compito la promozione della sovranità del diritto, perché la giustizia è «requisito indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale». Chiarissimo l’appello all’importanza del multilateralismo nell’affrontare i temi caldi e le situazioni di crisi (Fratelli tutti n. 153).
Allora questo mi sembra un secondo punto decisivo: l’appello alla fratellanza orienta le Istituzioni ad essere a servizio dei legami sociali.
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L’enciclica Fratelli tutti — appare evidente — rivela una forte passione civile della Chiesa per il legame che ci tiene insieme come l’umanità comune a tutti, per la coesione sociale che traduce il senso della fratellanza.
E per questo abbozza i tratti di una nuova architettura del mondo e delle relazioni umane, politiche e sociali. Si tratta di una architettura profetica che muove la passione e l’intelligenza di ciascuno di noi.